Chi Ha Esitato Questa Volta Lotterà Con Noi Domani

Quest introduttiva per Jessica

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    Essendo la prima volta, ti ricordo le regole fondamentali di questo topic, e ti auguro buon divertimento ^_^



    Jessica era diretta a Washington, forse ancora inconsapevole dell'elevatissimo numero di vaganti che infestavano le città e di conseguenza dell'elevatissima possibilità di morte, poiché probabilmente era sempre passata attraverso piccole cittadine e campagne. Tanto se mai fosse giunta a destinazione, l'istinto di sopravvivenza l'avrebbe sicuramente indirizzata verso decisioni più sagge.
    Tuttavia la strada era ancora lunga, e di sicuro non priva di pericoli, nonostante la città fosse lontana.
    Camminando sul sentiero costeggiato dalla prateria, era possibile avvistare a poche miglia di distanza una colonna di fumo nero che si alzava dal terreno nei pressi di quella che sembrava una fattoria. Non era possibile capire da cosa provenisse, ma non doveva essere un incendio di grosse dimensioni.
    La strada proseguiva proprio in quella direzione, per cui se Jessica avesse voluto mantenere come destinazione Washington sarebbe dovuta passare per forza di fronte a quell'evento misterioso. Avrebbe anche potuto inoltrarsi nella prateria e avvicinarsi al fumo con l'intento di aggirarlo per poi tornare sulla strada, rischiando tuttavia di dare l'impressione di star facendo qualcosa di losco nel caso nella fattoria ci fosse stato qualcuno. La decisione spettava a lei.
     
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    Si allacciò la scarpa destra e si rialzò con calma, guardandosi intorno. La casetta in legno trovata sulla strada era stata una vera fortuna anche se avrebbe sperato di trovarci qualche provvista in più, non sapeva quanto mancasse per Washington ma di certo avere più viveri non sarebbe stato male. Comunque si accontentò: zaino, carne e acqua erano un' ottima conquista mettendo in conto il fatto di non aver trovato vaganti.
    Quella, molto probabilmente, era la casa che avrebbe voluto avere una volta andata in pensione in una vita senza non morti, una casa nel nulla, freddissima in inverno e caldissima in estate, ottima per non avere rotture da parte di nessuno. Mosse qualche passo verso l'uscita e richiuse la porta alle proprie spalle riprendendo il suo cammino lungo il sentiero lasciato poco prima.
    Man mano che camminava sentiva sempre di più la leggera brezza primaverile che non portava con sé alcun suono, per un attimo chiuse gli occhi e prese un bel respiro.
    Aguzzò le orecchie, niente vaganti, niente persone, niente di niente: solo lei, la prateria, il vento e il silenzio.
    Le sembrava quasi di trovarsi in uno di quei libri ambientato in Germania dove i protagonisti vivono nel verde lontano dal mondo, non hanno problemi se non le pugnalate alle spalle che si danno di nascosto periodicamente e vanno tutti i giorni nella piccola chiesa cittadina a dispensare amore e gioia come se tutto andasse bene e la malvagità non esistesse.
    Un libro di merda, ovvio, ma comunque un libro meno caotico della vita che c'era lì.
    Comunque doveva ammetterlo, aveva avuto un bel da fare, ma da quando era scoppiato il putiferio il silenzio si ripresentava più spesso rispetto a quando viveva nel caos della città, questo forse era uno dei pochi aspetti positivi di tutta quella situazione.
    Quel giorno tutto stava andando per il meglio, non incontrava esseri viventi (umani e non) da un po'. Questa calma l'aveva anche portata ad ignorare il desiderio di una dannata sigaretta, cosa difficile per i suoi standard.
    Riaprì gli occhi e strinse nelle mani le spalline dello zaino riprendendo a camminare e restando sempre in allerta, quando in lontananza vide una colonna di fumo nero.
    "Cristo." Imprecò mentalmente fissandola come fosse il peggiore dei mali sulla Terra in quel momento, maledicendosi per aver solo pensato che potesse stare in pace per più di mezza giornata.
    Se esisteva un dio, di certo si stava prendendo gioco di lei in quel preciso istante.
    Nonostante ciò continuò a camminare seppur rallentando il passo, doveva pensare a cosa fare e in fretta. Sembrava ci fosse una fattoria, potevano esserci delle persone? Poteva essere una trappola, o magari qualcuno era in pericolo, o magari poteva trovare altre provviste.
    Oppure, magari, era solo un incendio creatosi da sé e lei avrebbe dovuto aggirarlo ignorando tutte le altre variabili...
    Sospirò, turbata dalla situazione e indecisa sul da farsi. D'istinto decise di procedere con calma, avrebbe valutato tutte le possibilità ma doveva prima capire cosa c'era da aspettarsi. Il problema principale di quell'ambiente era l'assenza di alberi alti o comunque posti sicuri e riparati dove appostarsi per nascondersi ed osservare la situazione, doveva inventarsi qualcosa e subito.
    Certo, il rischio di trappola era alto, ma c'era anche la possibilità che ci fosse qualcuno disposto a darle scorte in cambio di aiuto.
    Oltretutto, anche se avesse provato ad aggirare il "problema" non poteva esser certa che dalla fattoria nessuno sarebbe uscito comunque per attaccarla o per arrabbiarsi dato che non era stato aiutato, e non era nemmeno scontato che chiunque avesse posseduto quella fattoria non possedesse dei fucili. Insomma, tutti i contadini hanno in casa uno o più fucili da caccia; in poche parole: era un casino.
    In effetti le era sembrato strano che il karma l'aiutasse facendole passare una mattinata tranquilla, doveva esserci una fregatura.
    Doveva indagare, capirci di più e al contempo proteggersi da eventuali pericoli. "Sembra essere un incendio di piccole dimensioni..." pensò avvicinandosi ma non troppo, si abbassò sperando che l'erba incolta la coprisse un minimo e si avvicinò ancora trovando un punto aperto in cui la voce rimbombasse, non le parve di vedere alcun movimento, ma a causa della posizione scomoda poteva anche sfuggirle qualcosa.
    Ormai era in ballo, tanto valeva ballare. C'è nessuno? domandò cercando di fare in modo che l'eco non facesse capire dove fosse di preciso. Qualcuno ha bisogno d'aiuto? domandò ancora. Detto ciò si spostò in fretta, strisciando, fermandosi a pochi metri da dove aveva urlato, per poi tornare a guardare verso l'incendio in cerca di risposte grazie alla visuale migliore.


    Grazie per il buon divertimento, spero di non aver fatto casini e di aver rispettato tutte le regole, nel caso sentiti libero di darmi qualche consiglio!
    Quando approdo su un nuovo forum ho sempre l'ansia di sbagliare qualcosa nelle role 😅
     
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    Fin qui va tutto bene, tranquilla ;)
    Poi se si sbaglia qualcosa ci si corregge, nessun problema.



    Il passo felpato di Jessica le permise di avvicinarsi all'abitazione senza che nessuno si accorgesse della sua presenza. L'erba e la sterpaglia erano inoltre sufficientemente alte e fitte da nasconderne l'esile figura.
    Da quella posizione le fu possibile vedere l'origine del fumo nero: da quelle sembravano due motociclette sdraiate a terra si innalzavano fiamme che ne stavano ormai deturpando le forme originali. Probabilmente erano esplose, o qualcuno aveva dato loro fuoco... in ogni caso era evidente che non fossero più utilizzabili.
    Due uomini uscirono dall'abitazione presi dal panico, in mano avevano delle armi contundenti che non era possibile distinguere con certezza, forse spranghe, bastoni o attrezzi.
    In mezzo al campo, Jessica poté avvistare due figure che correvano tentando di allontanarsi dalla casa e di rimanere basse per non essere scoperte.
    I due uomini armati concentrarono le loro attenzioni sul punto da cui erano provenute le parole di Jessica, e pertanto non notarono i due fuggitivi. I loro sguardi si facevano sempre più insistenti tuttavia, e presto avrebbero notato lei... magari incolpandola di ciò che era accaduto a quelle che probabilmente erano le loro moto.
    Era necessario agire in fretta. Oppure non agire affatto e vedere come sarebbe evoluta la situazione. A Jessica l'ardua scelta.
     
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    Jessica non è mai stata facile da comprendere: magari era scorbutica, asociale e spesso menefreghista, ma non era una persona cattiva, anzi, e di certo non si aspettava quel risvolto dopo aver tentato di fare la sua buona azione mensile offrendosi di aiutare una persona in pericolo. Il suo primo pensiero era stato che poteva esserci chiunque lì, bambini, persone ferite, e lei stessa si sarebbe potuta trovare in una situazione del genere.
    Dopo le sue domande osservò tutta la scena sempre meno tranquilla e sempre più pentita di ciò che aveva fatto, stando all'evidenza ora c'erano quattro persone in zona, due presunti piromani che fuggivano a gambe levate (e che non era impossibile rincontrare in un secondo momento, ovviamente) e due uomini armati che molto probabilmente la credevano colpevole ed erano in procinto di scoprire la sua posizione. Ringraziò che almeno all'apparenza non avessero alcun'arma da fuoco.

    Non poteva restare lì più di qualche minuto, questo lo sapeva benissimo, ma allo stesso tempo uscire allo scoperto era un grande rischio. Poteva tentare la fuga, ma loro erano in due e non sapeva quanto fossero veloci, non dava di certo per scontato che lo fossero meno di lei. A lei piacevano le cose pensate bene, fatte con i giusti tempi, era molto più brava nelle azioni progettate con minuzia rispetto a quelle rapide e senza alcun controllo. Questo, in quell'apocalisse, era un grande svantaggio.
    Comunque, riflettendoci, capì che fuggire sarebbe stata una mezza ammissione di colpevolezza, e se i due non fossero stati propensi all' "innocente fino a prova contraria" potevano colpirla ferendola, o peggio, poteva essere direttamente la fine per lei.
    Imprecò a denti stretti e abbassò la testa puntando lo sguardo sul terreno prima di chiudere gli occhi e provare a riflettere: non poteva mollare, non dopo quei tre mesi di lotta per la sopravvivenza e soprattutto non con una nuova meta sulla mappa. Le serviva la soluzione meno rischiosa in termini di probabilità, se fuggire era un rischio in quanto potevano raggiungerla ed attaccarla alle spalle non le restava che provare ad affrontarli "di fronte".
    Un fatto era certo: non poteva nascondersi per sempre, continuare a pensare a probabilità, schemi mentali e statistica le avrebbe portato solo guai. Strisciò un po' all'indietro per allontanarsi abbastanza da assicurarsi una minima probabilità di fuga nel caso le cose si fossero messe male o nel caso le motociclette avessero provocato un'esplosione, non aveva sentito rumori poco prima, dunque pensò che le avessero semplicemente incendiate, pur non avendone la certezza. Si alzò lentamente mostrando i palmi in segno di resa.
    Due uomini stanno fuggendo in quella direzione indicò il punto di fuga dei presunti piromani, che da quel momento in poi nella sua testa sarebbero stati "bastardi fortunati" ma che ormai erano, con molta probabilità, impossibili da notare. Io passavo di qui per caso, ho visto il fumo e mi sono avvicinata, giuro che non c'entro nulla. continuò con lo sguardo serio di chi sa che dire la verità è l'unica arma. Un'arma spesso inutile, vero, ma l'unica. Oltretutto non ho altri mezzi di trasporto, perché avrei dovuto fare una cosa simile? continuò ancora domandandosi effettivamente perché qualcuno avrebbe dovuto dar fuoco a due motociclette, uno dei mezzi di trasporto più utili di quei tempi, se non il più utile.

    Per un attimo le balenò per la testa che fosse una vendetta personale, a quel punto c'era da vedere chi era il "cattivo", i bastardi fortunati, i brutti ceffi armati o entrambi? Ormai era tardi per i ripensamenti, restare nascosta e farsi scoprire non le avrebbe dato alcun vantaggio se non il destare ancora più sospetti. La cosa buona dell'affrontarli faccia a faccia era, nel caso la situazione si fosse fatta critica, il poter intraprendere uno scontro corpo a corpo nel tentare di disarmarli. Erano in due ma lei era brava, aveva già avuto scontri simili in passato e aveva una minima speranza di difendersi a dovere e di non morire per una sola cazzo di buona azione.
    Fece un mezzo passo indietro, era sempre più inquieta Volevo solo assicurarmi che nessuno fosse in pericolo, non voglio guai, voglio solo proseguire per la mia strada. fece un altro passo indietro in attesa di una qualunque risposta dei due, verbale o fisica che fosse. Solo due cose erano certe: quello era l'ultimo posto sulla terra dove voleva essere e l'istinto le diceva che non sarebbero stati propensi al dialogo o a un semplice "Okay, grazie dell'avvertimento, vai pure!".
    Era pronta a correre come mai aveva fatto prima di quel momento così com'era pronta a un risvolto peggiore aggrappandosi alla sola speranza che non ce ne fossero altri, nella fattoria.
    Pensò solo una cosa, attendendo una qualunque reazione: "Bella merda..."
     
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    Condizione di Jessica: inizia ad avere sete.



    I due uomini ascoltarono le parole di Jessica e i loro sguardi volsero sui fuggitivi che erano ormai giunti al limitare della prateria, laddove cominciavano i boschi.
    Tu pensa a lei. Io provo a raggiungerli.
    Disse uno dei due a denti stretti partendo all'inseguimento e attraversando il campo a grandi falcate. Era piuttosto rapido, quindi se avesse avuto anche la giusta resistenza probabilmente ce l'avrebbe fatta; tutto stava nel come li avrebbe affrontati una volta raggiunti, dal momento che possedeva solo una spranga di ferro.
    L'altro uomo sollevò la sua all'altezza della testa, e prese ad avvicinarsi progressivamente alla posizione di Jessica.
    Verrai un attimo dentro con noi, per chiarire questa faccenda. Se non stavi con i due che stanno scappando non hai nulla di cui preoccuparti.
    Il suo passo si faceva sempre più rapido, ormai distava solo una quarantina di iarde dalla malcapitata; tuttavia non stava correndo, e il suo tono di voce si manteneva calmo. Voleva tranquillizzarla, era palese. Ma lei si sarebbe fidata?
    Capisco quanto possa essere forte in questo momento la tentazione di voltarti e dartela a gambe... ma tu capisci in che posizione mi metteresti?
    L'avrebbe inseguita, questo era certo.
    Dal punto di vista di Jessica la situazione doveva apparire assai complicata. Se qualcuno aveva incendiato le moto di quegli uomini era in conflitto con loro, oppure li teneva sotto scacco e li minacciava; in ogni caso ciò significava che non avrebbero adottato mezze misure con chi avessero reputato un loro nemico. Lei non aveva fatto nulla di male, perciò le sarebbe bastato essere sincera. D'altro canto... non ci si poteva fidare di nessuno nel nuovo mondo; anche se si fossero accertati dell'innocenza di Jessica, cosa avrebbe impedito loro di derubarla e stuprarla per il semplice fatto che potevano?
     
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    Tu pensa a lei. Io provo a raggiungerli. Il brivido che la percorse è difficile da descrivere, fatto sta che si pietrificò, almeno per un istante.
    "Tu pensa a lei", quante volte l'aveva sentito? Il nuovo mondo non era poi tanto distante da quello precedente, gli stronzi rimanevano stronzi, esistevano ancora e difficilmente venivano distrutti da un vagante, cosa che invece accadeva alle brave persone. Prese un lungo respiro, la situazione stava degenerando, sentiva che stava perdendo il controllo di tutto dalle mani e ciò non poteva che essere un guaio; un enorme guaio che poteva portare a tutto tranne che a risvolti positivi.
    Si leccò le labbra, aveva la gola secca ma era certa che non fosse solo per la sete. Se non stavi con i due che stanno scappando non hai nulla di cui preoccuparti. ascoltò l'uomo e sorrise appena, con scherno.
    Non hai nulla di cui preoccuparti? domandò facendogli il verso e facendo un passo indietro man mano che lui si avvicinava Detto da uno con una spranga non mi sembra tanto rassicurante, sai? Oltretutto... parliamoci chiaro, se avessi avuto buone intenzioni e fiducia nell'umanità mi avresti già lasciata andare. Insomma, in quella situazione nessuno le avrebbe mai ispirato particolarmente fiducia, ma quello lì in particolare... l'istinto le diceva di fuggire il più lontano possibile da lui.
    Era colta, all'improvviso, da una sensazione particolare, come se stesse rivivendo un momento già percorso in passato, e così era. Era stata così attenta a scansare persone in quei tre mesi che non si era resa conto di quanto il suo passato sarebbe tornato a bussare alla porta. Sembrava che l'egoismo, l'illegalità, la mafia, le minacce, fossero diventate cose normali, vedendo quella scena. Dopotutto mancava l'autorità che le teneva a bada.
    Quelle, erano tutte cose da cui lei avrebbe voluto allontanarsi ma che, a quanto sembrava, non l'avrebbero lasciata in pace.
    ... ma tu capisci in che posizione mi metteresti? Ormai aveva i palmi bassi, aveva di nuovo preso a stringere con le mani le spalline dello zaino, nervosa. Era troppo vicino, non correva ma era troppo vicino, con la sua voce, con il corpo, con la sua dannatissima spranga di ferro. Capisco, ma tu capisci in che posizione sono io? domandò di rimando utilizzando il suo stesso tono.
    Avanti, non siamo nel paese dei balocchi, tu hai una spranga di ferro, ma se sono abbastanza veloce posso prendere la pistola che ho nella tasca laterale nello zaino e qui finirebbe tutto in sangue e cose poco belle. Non sapeva nemmeno se quello zaino le avesse le tasche laterali, ma non le rimaneva che bluffare e sperare che rallentasse o si fermasse, doveva allungare le distanze mentre continuava a indietreggiare con estrema lentezza. Sinceramente, sta mattina, quando mi sono svegliata, non volevo mica che la mia giornata finisse in questo modo, tu sì invece?
    Non aveva fatto nulla di male... eppure era convinta, anzi, ne era certa al cento percento, che se avesse ceduto al suo "Non hai nulla di cui preoccuparti" quella giornata sarebbe andata a puttane, e forse non solo la giornata. L'ho detto, passavo di qui per caso... per cui lasciatemi in pace ed io lascerò in pace voi e le vostre fottute motociclette. Smise di sorridere, lasciando il posto ad uno sguardo arrabbiato totalmente opposto al sorriso di scherno che aveva fino a pochi secondi prima.
    Prese un lungo fiato, era pronta a correre, a correre come mai aveva fatto prima di quel momento. Doveva almeno raggiungere i boschi, almeno quello, per assicurarsi la minima possibilità di salvezza.
    Accadde tutto in un attimo, si girò dalla parte opposta rispetto a dove era andato l'amico del brutto ceffo e fece uno scatto iniziando a correre, sfruttando tutta l'adrenalina che aveva in corpo.
    Perché era ovvio, dopotutto, Jessica era un normale essere umano, e come tutti gli esseri umani in una situazione del genere era spaventata; qual è il più grande pregio della paura? L'adrenalina.
    Quella però non era solo chimica, non si trovava in un'aula di scienze, non doveva dimostrare una tesi scientifica, doveva salvarsi la vita... e come faceva da oltre trent'anni a quella parte, che fosse stata catturata o meno, avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di riuscirci.
     
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    Condizione di Jessica: ha sete, inizia ad essere affaticata, le duole la spalla destra.



    Questa?
    Chiese l'uomo in riferimento alla spranga, nominata da Jessica, con una finta espressione di sorpresa stampata sul volto.
    È per precauzione, suvvia. Dovresti sapere come funziona... anzi, tu come mai non hai niente?
    Lei qualcosa ce l'aveva, ovvero una mente sveglia e rapida che le permise di mettere in scena una piccola recita. Sarebbe tuttavia stata sufficiente?
    L'uomo sembrò fermarsi per un istante, quasi come se il bluff di Jessica lo avesse almeno un po' turbato; aguzzò la vista e tentò di scrutare bene lo zaino della donna alla ricerca dell'arma che aveva professato di avere.
    No... l'avresti già tirata fuori... anche solo per intimidirmi e costringermi ad andare via. Non ha senso che tu non me la stia puntando addosso. L'unica spiegazione è che...
    Quando Jessica prese a correre, l'uomo scattò prontamente come aveva fatto il suo amico poco prima per raggiungere i due fuggitivi; la donna si trovava praticamente nella stessa situazione di questi ultimi, pur non avendone condiviso il misfatto.
    Il suo inseguitore si faceva sempre più vicino, e ad un certo punto, stanco della corsa, lanciò la sua spranga con forza verso Jessica, che fu colpita alla spalla destra e perse l'equilibrio. In un paio di secondi raggiunse la sua preda e raccolse la sua arma.
    Vogliamo solo farti qualche domanda...
    Sussurrò con il fiato corto.
    Perché devi rendere le cose così difficili?
    Le fu subito addosso e l'afferrò per le braccia tentando di trascinarla sul campo.
     
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    Nonostante non potesse vederlo lo sentì scattare alle sue spalle, era veloce, molto più di lei. Tentò in tutti i modi di correre di più, ma l'adrenalina non dava superpoteri, iniziava ad avere il fiatone e lui accorciava le distanze più di quanto si aspettasse.
    Era come se più si sforzasse di allontanarsi, più lui si avvicinasse, e quella storia non poteva che finire a suo sfavore, dopotutto. Pensò a vari modi di affrontarlo se l'avesse presa, ma in un momento critico come quello la mente le si spense, in ballo c'era solo il correre per aumentare il più possibile la distanza tra lei ed il suo inseguitore.
    Nonostante ciò ci mise poco a perdere la speranza, non sarebbe arrivata molto lontano, ma di certo non si aspettava che l'uomo le lanciasse la spranga contro, e allo stesso modo non si aspettava che riuscisse a colpirla. In quei pochi secondi ringraziò soltanto che non le avesse preso la testa.
    "Figlio di..." trattenne il respiro, tutto andò a rallentatore, la spranga schiantata contro la sua spalla, il dolore, la sua corsa bruscamente interrotta e la perdita d'equilibrio. Prima ancora di pensare a capire se si fosse fatta qualcosa di grave espirò l'aria e si voltò verso il brutto ceffo nel tentativo di evitare un ulteriore colpo mentre era di spalle che non avrebbe fatto altro che procurarle troppi danni.
    Seppure inconsciamente, sapeva benissimo che non aveva speranze di rialzarsi e fuggire, decise di affrontare il proprio aggressore di fronte: un bel faccia a faccia per guardare negli occhi la propria fine o la propria rivalsa, in base a come sarebbero andate le cose.
    Gemette a bassa voce, la spalla prese a pulsare, non ne era certa ma sentiva che non ci fossero danni gravi, allo stesso modo non poteva negare a sé stessa che fosse un bel fastidio, un dolore che ti rimane in testa, difficile da ignorare ma che devi provare ad accantonare per più tempo possibile.
    Qualche domanda, eh? chiese ironica ancora con il fiatone osservando la spranga desiderosa di ottenerla, per un singolo istante aveva creduto di potersene impossessare.
    Per un singolo istante, appunto. Se il vostro obiettivo fossero state delle semplici domande che bisogno c'era di sfoggiare quella bella spranga, o perché mai dovreste portarmi dentro? inarcò un sopracciglio mettendo gli avambracci davanti al volto per proteggersi mentre tentava di colpire l'uomo con una ginocchiata nello stomaco cercando di non farsi afferrare. Io, tu e la tua spranga soli in un luogo chiuso in attesa del tuo amico. Ambiguo, non trovi?
    Non era il momento, ma non poteva che affrontare la situazione con dello spirito; di certo non era tipa da pianti e suppliche.
    Piuttosto, si sarebbe lasciata ammazzare dopo averlo insultato in modi raffinati ma efficaci per farlo uscire di testa dal nervoso.
    Aveva la fronte imperlata di sudore, se prima era terrorizzata ora l'unica cosa che voleva fare era tramortire quell'uomo in qualunque modo possibile pur di portare un minimo la situazione a proprio favore.
    Se hai delle domande... iniziò prendendo fiato cercando di colpirlo ancora, sta volta con un pugno in volto, precisamente vicino l'orecchio con il tentativo di fargli perdere l'equilibrio e i riflessi. Utilizzò il sinistro, tenendo il braccio destro pronto a parare altri attacchi avendo difficoltà ad usarlo attivamente ... fammele qui fuori, e potremo discuterne da persone civili. concluse la frase marcando le ultime due parole.
    Non c'era dubbio che quell'uomo non rientrasse nel gruppo delle "persone civili", come non c'era dubbio che il farle semplicemente delle domande fosse l'ultima di una lunga serie di cose che potessero averle voluto fare.
    Una cosa era certa, avrebbe fatto di tutto per non farsi trascinare in quella fattoria, dove le speranze di uscirne, o magari di uscirne incolume, sarebbero state basse soprattutto dopo l'arrivo dell'altro amico. Era fiduciosa nelle proprie forze, ma sicuramente non era un'illusa: quei due non erano ragazzetti di strada da poter tenere a bada con qualche pugno o con qualche minaccia.
    La situazione non era migliore di prima, ma il solo averlo a portata di mano per pestarlo le dava un certo senso di soddisfazione. Era come il discorso in cui durante una rissa l'importante è dare almeno un pugno. Bizzarro, ma la soddisfazione c'era, le bastava solo trovare il punto giusto per prendere vantaggio e continuare a colpirlo abbastanza da fargli perdere i sensi.
     
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    Condizione di Jessica: ha sete, inizia ad avere fame, è affaticata, le duole la spalla destra, le duole la testa.


    Grazie a Corpo A Corpo (1/5), Jessica riesce a cavarsela per qualche istante; il suo avversario tuttavia è pur sempre un uomo adulto.



    Non... sono interessato a te in quel senso.
    Affermò l'uomo confuso dall'ironia di Jessica, atteggiamento che sicuramente non si aspettava da lei in una situazione del genere.
    La sua distrazione, unita all'abilità che la donna aveva sviluppato in anni di risse, fece sì che dovette incassare i colpi a lui diretti. La ginocchiata impattò contro il suo stomaco provocandogli un grido soffocato, e liberando le braccia di Jessica per il tempo necessario affinché caricasse il pugno diretto al volto. Era il sinistro, e lei era una donna, per cui la forza con la quale colpì il suo avversario non fu parecchia. Fu tuttavia sufficiente per strappargli un'imprecazione... e per fargli perdere la pazienza.
    E sta buona!
    La spranga la colpì in testa facendole perdere i sensi. Trascinarla per il campo fu infinitamente più semplice.

    Quando Jessica si risvegliò, era seduta sul pavimento di un salotto ben arredato; le mani legate dietro alla schiena.
    Di fronte a lei, seduti su un divano, un uomo e una donna dalle espressioni terrorizzate.
    Una voce famigliare si udì dalla cucina.
    Bene bene... adesso che ci siamo dati tutti una calmata, risolviamo questa situazione.
     
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    Il risveglio non fu affatto piacevole, si sentiva frastornata, confusa, e di certo non al sicuro.
    "Merda..." imprecò mentalmente quando si rese conto di ciò che era successo prima che perdesse i sensi, rivide le ultime scene prima del colpo alla testa e si maledisse per essersi fermata a chiedere se qualcuno avesse bisogno di aiuto, molto prima.
    Forse fuggendo fin dall'inizio avrebbe avuto qualche possibilità in più... forse.
    Respirò profondamente ed imprecò ancora nel sentire il dolore alla spalla, accentuato dal fatto di avere le mani legate dietro la schiena: se prima era solo frastornata ora capiva di essere davvero nei casini, non poteva aspettarsi altro dopo lo scontro avuto precedentemente. Per quanto abile non poteva competere con il suo avversario.
    Riaprì lentamente gli occhi ma in un attimo li richiuse, strizzandoli per il dolore alla testa; ne aveva ricevuti di colpi critici in passato, ma non aveva ancora provato l'ebrezza di una sprangata prima di quel momento.
    Cercò di pensare a qualcosa con scarsi risultati, odiava non avere il controllo delle cose e in quel momento le era sfuggito tutto di mano. Si sentiva stremata dalla situazione, respirò ancora prima di guardarsi intorno. Era in un salotto, di sicuro arredato meglio di quello nella sua vecchia casa, si soffermò a guardare i due dinanzi a sé, inarcando un sopracciglio.
    Sembravano più terrorizzati di lei, e ciò non prometteva niente di buono. Chi siete?
    Si corresse subito dopo Anzi, che succede? domandò con un tono di voce più basso del normale prima di schiarirsi la voce, aveva la gola secca, oltretutto il suo spirito sembrava essersi temporaneamente spento, era troppo stanca anche per il sarcasmo, il che era tutto dire.
    Prima che dicesse altro sentì la voce dalla cucina mentre una ruga di disappunto le compariva sulla fronte nel solo udire la voce dell'uomo dalle gentili maniere. Avrebbe quasi preferito conoscere il suo amico piuttosto che ritrovarselo di fronte e lottare contro l'istinto di sputargli in faccia.
    Perché per Jessica una delle cose peggiori era sentirsi bloccata, inerme dinanzi al nemico... la faceva incazzare, sia per la situazione sia perché non era riuscita a liberarsene, e si sentiva in difetto per non esserci riuscita pur non avendone le effettive capacità fisiche.
    Non mi definirei proprio calma, ma sì, esatto, sarebbe proprio il caso di risolverla questa situazione. commentò senza sarcasmo Potrei sapere il perché di tutto questo? Non vi ho mai visti, credo che ormai sia chiaro, perché avrei dovuto attaccarvi o danneggiarvi senza motivo? ormai era ovvio, qualcuno ce l'aveva con loro, per vendetta o per altro non importava.
    Ciò che importava era che lei ne era rimasta coinvolta e le rimanevano solo parole e bel faccino per uscirne; due armi di poco conto, alla fin fine.
    Non ero nemmeno in zona fino a poco tempo fa... commentò ancora, pur non volendo con tono arrendevole "Dannazione..." pensò. Voleva solo percorrere il suo sentiero senza problemi, mentre aveva finito per ritrovarsi in un casino più grande di lei.
    Tentò di capire cosa avessero usato per legarle le mani cercando di liberarsi senza sollecitare troppo la spalla che non smetteva di pulsare, tastando anche il pavimento alla ricerca di una superficie tagliente o di un chiodo scoperto facendo mente locale su ciò che aveva nelle tasche posteriori dei jeans, cioè nulla. Sospirò ancora, frustrata e nervosa; avrebbe venduto l'anima per una sigaretta o per un bicchiere di whiskey in quel momento.
    Di certo non avrebbe tentato nuovamente una fuga, ma l'essere legata andava totalmente a suo svantaggio insieme alla spalla di poca utilità in un combattimento, in quello stato.
    Mentre tentava di liberarsi con discrezione, osservò i due dinanzi a sé sul divano per capire da cosa fossero spaventati; da lei no di certo, erano ostaggi? Semplici passanti?
    La situazione si faceva sempre meno chiara, tentò di guardarsi intorno anche alla ricerca di altre armi, prima di ricordarsi del suo zaino. E il mio zaino? chiese anche, come se le fosse tornato in mente all'improvviso.
    Ripensandoci, era solo uno di una lunga lista di problemi, in quel momento.
     
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    Condizione di Jessica: ha sete, inizia ad avere fame, le duole la spalla destra, le duole la testa.



    L'uomo e la donna di fronte a Jessica non proferirono parola, ma anzi abbassarono gli sguardi non volendo incrociare il suo.
    Il tatto le permise di aumentare la propria consapevolezza della situazione, anche se quest'ultima non si rivelò delle più rosee: le mani erano legate con quella che sembrava semplice corda, forse sottile, ma che aveva fatto più e più giri intorno ai polsi, mentre il pavimento non offriva particolari spunti per liberarsi. Se la donna avesse aguzzato la vista inoltre, avrebbe potuto notare uno degli spallacci del suo zaino che faceva capolino dalla cucina, probabilmente appoggiato al tavolo.
    Proprio da lì emerse l'uomo che l'aveva aggredita e catturata.
    Silenzio. Le domande le faccio io.
    Si mosse con nonchalance fino al divano, in bocca masticava un sandwich che non rendeva immediatamente comprensibili tutte le sue parole; poggiò il piatto che aveva in mano su uno dei bracciali. La donna, che era proprio lì vicina, trasalì.
    Bene... l'avete mai vista?
    La domanda era rivolta alla coppia. Entrambi scossero la testa.
    No, lo giuriamo. Non abbiamo la più pallida idea di chi sia.
    Rispose l'uomo balbettando.
    Mmh... Todd e Charlie però li conoscete. Ditemi, siete stati voi ad organizzare lo scherzetto alle nostre moto qui fuori? Ci portavate dentro e ci distraevate mentre loro appiccavano l'incendio, giusto? A proposito, amica mia, è un peccato che tu mi abbia costretto a farti svenire: ti sei persa un botto da paura! Almeno è stato uno spettacolo divertente, ahah.
     
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    Please do not annoy the writer. She may put you in a book and kill you.

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    Chiedo perdono per il ritardo nella risposta, ma problemi real ed una forte tendinite alla mano sinistra mi stanno rallentando nello scrivere al pc. La situazione sembra migliorata, quindi cercherò di metterci meno nei prossimi giorni!


    Osservò i due dinanzi a sé sempre più confusa, e pensò anche all'assurdità della cosa, erano in due contro uno... lei, se si fosse liberata ed avesse avuto anche una sola persona dalla sua parte, avrebbe provato a sopraffare l'uomo alla prima occasione in qualunque modo possibile. Poteva essere forte e allenato, ma di certo non si sarebbe salvato tanto facilmente.
    Resasi conto dell'impossibilità di liberarsi, alzò la testa esasperata da tutto quel casino ed imprecò mentalmente per una fitta, la sprangata aveva fatto davvero male, sembrava che il karma quel giorno avesse deciso di prendersi largamente gioco di lei: prima dandole delle provviste e poi mettendola in quel guaio. Si destò dai propri pensieri non appena vide l'uomo uscire dalla cucina, puntò gli occhi su di lui, attenta ad ogni sua mossa e pronta a non perderlo di vista un attimo. Le serviva qualcosa, una qualunque cosa che le desse almeno un po' meno svantaggio rispetto a quanto lo era in quel momento. Una sua dimenticanza o distrazione, un'arma abbastanza vicina, qualunque cosa. Una fuga, in quel momento era una follia... ma con una qualsiasi arma avrebbe già assunto più senso.
    Silenzio. Le domande le faccio io.
    Fottiti... borbottò a bassa voce muovendo ancora un po' le mani nella vana speranza di essersi sbagliata, ma provocandosi solo altro dolore alla spalla che la costrinse a star finalmente ferma; almeno aveva le gambe libere, era un vantaggio, dopotutto. Perfetto se voleva tentare di castrarlo con un bel calcio sui gioielli di famiglia: un'ottima vendetta per averla coinvolta senza ragione alcuna trascinandola lì dentro.
    Osservò il dialogo tra i tre, quasi in pena per quei due totalmente terrorizzati dall'uomo ma contenta che non si fossero inventati nulla per incastrarla, le sembravano sul punto di svenire da un momento all'altro dalla paura e non credeva fosse solo per averlo visto armato... magari gli avevano visto fare di peggio, o uccidere qualcuno, altrimenti non se lo spiegava. Ascoltandoli, pensò che Todd e Charlie fossero i due bastardi fortunati (e pure piromani) che fuggivano poco prima, e li maledisse mentalmente pur non sapendo le ragioni delle loro azioni. Si chiese anche se fossero stati presi o meno dall'altro uomo, e sperò in una risposta negativa. Più fuggivano, più lo tenevano lontano probabilmente.
    Amica mia? inarcò un sopracciglio, offesa Doveva esserci roba davvero buona, in quella cucina. continuò sarcastica prima di inumidirsi le labbra secche.
    Per quanto tu potessi tenerci ti assicuro che quell'esplosione è l'ultima cosa che mi interessa, ad ora. Cercò di tornare seria e darsi un tono, non voleva un gioco di battute, voleva solo velocizzare le cose. Doveva capire come andar via da lì, e più nello specifico come farlo prima che arrivassero altri in visita nella bella fattoria. Ora che abbiamo ristabilito l'ordine delle cose ed il fatto che io sono innocente fino a prova contraria, che ci faccio ancora qui? ignorò il suo "le domande le faccio io", non le restava altro da fare che esasperarlo con la sua insistenza probabilmente, aveva bisogno di uscire da lì oltre che di riprendersi lo zaino con o senza il suo consenso.
    Mentre rifletteva, nelle sue peregrinazioni mentali si perse per un attimo nel pensare oltre che alla sua salvezza anche ai due tipi terrorizzati.
    Andandosene avrebbe lasciato quei due in balia dell'uomo... si chiese per un attimo che fine avrebbero fatto, e se ne sarebbe valsa la pena aiutarli in qualche modo.
    Era in conflitto con se stessa, quella situazione era un vero casino e lei voleva solo arrivare a Washington sana e salva, fregandosene di quei due, fregandosene di tutti e trovando una via d'uscita. Voleva ma non sapeva se ne sarebbe stata capace, purtroppo.
    Le restava solo che sperare in un miglioramento della situazione. Magari quel tipo sarebbe soffocato mangiando il panino, così, all'improvviso... sarebbe stato tutto più semplice. Poteva pure morire d'infarto, non si sarebbe lamentata. Quello sì che sarebbe stato un vero aiuto da parte del karma... eppure aveva addosso la negativa sensazione che la situazione sarebbe solo peggiorata.
     
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    Accipicchia, mi dispiace! Spero che i problemi si risolvano presto e che la mano guarisca. Facci sapere come va, mi raccomando ^_^



    Condizione di Jessica: ha sete, ha fame, le duole la spalla destra (dolore in diminuzione), le duole la testa (dolore in diminuzione).



    Noi non c'entriamo niente! Devono aver scelto questo momento perché avreste pensato che c'entrassimo qualcosa... per costringerci a combattere. Ma noi non lo faremo, non ne abbiamo nessuna intenzione!
    La donna sembrava disperata, ma d'altronde dalle sue parole molto probabilmente dipendeva la sopravvivenza sua e di suo marito. Quest'ultimo aveva distolto lo sguardo dall'uomo, e dopo la sua recente insistenza nel volerli accusare di qualcosa non pareva più collaborativo come all'inizio.
    Tu che mi dici, Bob?
    Chiese l'uomo, riprendendo in mano il piatto e dando un altro morso al sandwich, che si faceva sempre più piccolo e che stava per scomparire del tutto.
    Non stiamo collaborando con i ribelli... quante volte te lo devo dire? Non credi che avremmo già agito a questo punto?
    Colui che teneva in mano le redini di quella situazione ci pensò un attimo, passeggiando avanti e indietro. E alla fine parve persuaso.
    Mmh... e di te però che me ne faccio?
    Si rivolse a Jessica, ma i suoi passi lo portarono nuovamente verso la cucina, forse a riporre il piatto. Avrebbe udito la sua risposta da lì.
    Nel frattempo, l'uomo seduto sul divano, piuttosto in sovrappeso e con gocce di sudore che gli ricoprivano la fronte, guardò la prigioniera. Non c'era più paura nei suoi occhi, ma determinazione. La moglie non apprezzò quello sguardo.
    Forse, se si fosse giocata bene le sue carte, Jessica avrebbe avuto l'occasione di farsi liberare.
     
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